L’Eco di Bergamo riporta la notizia del Referendum seppur travisando la dichiarazione del Segretario di Circoscrizione… confidiamo in un errore in buona fede!
L’importante è che il messaggio principale passi: padroni a casa mostra.
Anche Ponte San Pietro è favorevole a un referendum per l’indipendenza della Lombardia.
Lunedì scorso, 23 dicembre, infatti il consiglio comunale della cittadina dell’Isola ha approvato a maggioranza la mozione presentata dai consiglieri della Lega Nord Cesare Rota, Renzo Bacis e Valentino Fiori.
“La Lombardia - ha dichiarato il sindaco Valerio Baraldi - è Regione trainante economicamente per lo Stato italiano e da sempre viene citata a modello per la sanità, le infrastrutture, le tante piccole e medie imprese che fanno del lavoro un’ eccellenza anche in tempo di crisi e che portano allo stato italiano milioni e milioni di euro. Continua a leggere
da ilgiorno.it
Beppe Grillo, al confronto, sembra una mammoletta. Al Lingotto di Torino, antico tempio dell’automobile e oggi simbolo di un paese che forse non c’è più, la Lega si strappa il doppiopetto e sfodera gli artigli delle origini.
Un’unghiata a Roma, un’altra e un’altra ancora a Bruxelles e poi ai giornalisti che falsificherebbero il pensiero del Carroccio. Ma sì, il vero Vaffa day non è quello celebrato un paio di settimane fa a Genova dal leader dei 5 Stelle, ma questo delle camicie verdi che per acclamazione proclamano Matteo Salvini segretario e confermano Umberto Bossi presidente.
I vaffa sono espliciti e ripetuti, in tutte le direzioni. Grillo, nei suoi discorsi, ha un tratto ironico e grottesco, Salvini no. Carica il fucile dell’indignazione e poi spara. Spara. Spara. Lascia fluire la rabbia e lancia ultimatum e sfide: «La Lega deve tornare a fare la Lega. Il tempo delle mediazioni è finito, le imprese non ce la fanno più. E allora noi dobbiamo disubbidire allo Stato. È arrivato il momento della disubbidienza». Come? Il neo segretario resta sul vago, ma fa capire che qualche gesto eclatante arriverà sul fronte della tasse. Certo, fa impressione vedere che Salvini maneggia la clava e ad ascoltarlo ci sono ben tre governatori del ricco Nord: Roberto Cota, Roberto Maroni e Luca Zaia. Ma questo passa il convento. «Se arrivano i forconi leghisti – minaccia Salvini – i forconi di adesso sembreranno una passeggiata della salute. E presto metteremo in piedi un referendum contro l’euro e un altro contro i sindacati. Perché oggi in Italia è più facile divorziare che smettere di pagare la quota di iscrizione ad un sindacato».
Gesticola il quarantenne Salvini e la sua camicia bianca pare fare pendant a quella di Matteo Renzi che nelle stesse ore comincia la sua avventura parallela alla guida del Pd. Ma è solo una prima impressione: i due sono agli antipodi. «Bisogna ricominciare a chiamare i clandestini col loro nome: non sono migranti, non sono profughi, non sono richiedenti asilo, sono clandestini. E devono essere respinti a calci nel sedere. Tutti, tutti gli immigrati. Via. Via. Via». Roberto Maroni, in cravatta verde, lo applaude a scena aperta, Bossi invece lo guarda perplesso. Sono seduti l’uno di fianco all’altro, Bobo e Umberto, le due Leghe che non si sopportano, il padre nobile e il figlio che ha fatto fuori il genitore, lo sconfitto e il vero vincitore dell’ultima stagione. E però si capisce che la voglia di non abbandonare la sua creatura alla fine ha vinto su ogni calcolo dentro la testa di Bossi. E così, dopo l’umiliazione di una sconfitta bruciante alle primarie, è lì. Seduto. Con regolamentare camicia verde. Come un militante capitato quasi per sbaglio a quel tavolo. A tratti stranito. L’economista Claudio Borghi Aquilini elogia la sua straordinaria preveggenza sui guasti dell’Europa e lui alza il braccio in segno di vittoria. Con un candore quasi infantile. E accetta pure quella presidenza che sa di strapuntino.
Sul palco salgono anche l’olandese Geert Wilders, autore del film anti islamico Fitna, l’austriaco Heinz-Christian Strache, erede di Jörg Haider, il francese Ludovic de Danne, portavoce di Marine Le Pen. È l’internazionale dei no euro, l’armata euroscettica, l’altra Europa. Se la prendono anche loro con l’islam, con gli immigrati, con i tecnocrati di Bruxelles. Bossi li osserva sospettoso. Salvini invece li scavalca a destra: «Faremo una manifestazione comune a Bruxelles a marzo, poi presenteremo una piattaforma unitaria per le Europee. La Lega se fa la Lega può arrivare al 10 per cento. Dobbiamo mandare a casa i criminali e gli assassini di Bruxelles». E di nuovo piovono vaffa su vaffa, fra standing ovation, elmi celtici, striscioni inneggianti all’altro Matteo.
Blitz dei GIOVANI PADANI a Strasburgo: nel cuore dell’Europa arriva la protesta contro l’EURO
L’europarlamento è stato la sede ieri di una protesta forte e simbolica: oltre un centinaio di Giovani provenienti da tutto il Nord hanno ribadito in maniera decisa cosa ne pensano di quest’europa: “Basta Euro” è stato il motivo della manifestazione.
“Ieri é stata una giornata storica a Strasburgo, dove alla faccia della democrazia ogni manifestazione anche pacifica è vietata. All’ingresso ci volevano addirittura fare togliere ogni simbolo politico, e la cosa é rientrata solo grazie all’intervento dei nostri europarlamentari. Nonostante questo con un blitz siamo riusciti a esporre nel cortile centrale dell’europarlamento una striscione alto 10 metri con la scritta BASTA €URO. E questa è la rivincita migliore della democrazia sull’eurodittatura!” Afferma Matteo Mognaschi, Coordinatore Federale dei Giovani Padani.
“Questo euro è il simbolo di una nuova schiavitù che ci colpisce e ha condannato tutti noi a una situazione drammatica – continua Simone Parigi, Coordinatore Nazionale dei Giovani Padani della Lombardia – Ormai gli stati centrali non hanno la forza per far nulla, sono perennemente in bilico e schiavi delle scelte imposte dall’unione europea. Disobbidiamo: contro entrambi si deve scagliare una battaglia campale, che combatteremo a fianco di Matteo Salvini e della Lega Nord per riprenderci il nostro futuro e l’indipendenza, da Roma e dall’euro.”
Sabato 07 Dicembre – mattina
Caprino bergamasco
Piazza Vittorio Veneto dalle 10 alle 13
Domenica 08 Dicembre – mattina
Bonate Sotto
Domenica 22 Dicembre – mattina
Brembate
E’ attesa per domani – giovedì 5 dicembre – la visita del governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni a Bergamo, dove si terrà una seduta straordinario della giunta regionale presso la sede dell’Università cittadina.
“È un ottimo segnale, simbolo di quanto è vicina Regione Lombardia al territorio della nostra provincia e ai nostri giovani – dichiara Matteo Villa, coordinatore del Movimento Universitario Padano di Bergamo. Sono numerose le azioni che il presidente Maroni ha realizzato sin ora per agevolare il percorso di formazione scolastica e professionale di noi giovani: pensiamo, ad esempio, all’azzeramento dell’Irap per le start up innovative oppure agli stanziamenti per il rilancio del trasporto locale e per l’edilizia scolastica per quasi 1 miliardo di Euro. Purtroppo lo Stato centrale ci riserva un’attenzione ben diversa, fatta di tagli alle Università meritevoli, come il nostro Ateneo che investe riducendo il debito e di finanziamenti per l’imprenditoria… in Marocco!”.
“Domani ringrazieremo il governatore Roberto Maroni che, convocando la giunta nella nostra università, non solo rende onore al nostro Ateneo e ai risultati ottenuti dal rettore Paleari ma da un segnale di vicinanza ed ascolto ai problemi dei giovani studenti lombardi” – conclude Villa.